Sharbat Gula - La ragazza afghana
Ieri un mio amico ha condiviso su Facebook questa foto.
Immagino che la conosciate già, dato che è una delle fotografie più famose al mondo.
Ma nello stesso tempo in pochi conoscono le storie che quest'immagine può raccontare.
La fotografia è stata scattata da Steve McCurry, giornalista e fotografo del National Geographic, nel 1984 al campo profughi Nasir Bagh in Pakistan, vicino alla città di Peshawar; campo che ospitava i rifugiati fuggiti dall'Afghanistan occupato dai sovietici.
McCurry si era diretto qui per un servizio sulla situazione dei profughi afghani in seguito all'invasione.
La ragazzina, appartenente alla tribù afghana dei Pashtun, che all'epoca doveva avere circa 12 anni, era stata incontrata dal reporter in una scuola improvvisata nel campo. Orfana dei genitori, rimasti uccisi in uno degli attacchi sovietici, era riuscita a raggiungere il campo insieme alla nonna ed ai fratelli.
Non aveva mai visto prima una macchina fotografica ed accettò di farsi fotografare.
La fotografia, conosciuta fino al 2002 come "The Afghan Girl", fu pubblicata in prima di copertina nel National Geographic di giugno del 1985.
Gli occhi verdi della ragazza, in quello sguardo che rappresentava lo stato dei profughi del campo, è stato più volte ripreso e discusso e tutt'oggi è considerata una vera icona del giornalismo e della fotografia d'inchiesta.
L'espressione seria e profonda della ragazza, senza nemmeno l'accenno ad un sorriso, era imposto dalla religione e dalla cultura locale, che impone alle donne di non sorridere a nessuno se non al proprio marito.
Nel gennaio 2002 il National Geographic organizzò una spedizione dello stesso McCurry con un team al seguito con lo scopo di ritrovare ed identificare la ragazza che aveva ormai reso celebre il fotografo in tutto il mondo.
Steve McCurry tornò al campo di Nasir Bagh, ma non riuscì a ritrovarla. Fortunatamente, dopo qualche falsa pista, un uomo, a cui fu mostrata la foto della copertina, raccontò che con la ragazzina avevano vissuto al campo come fratelli e che era tornata in Afghanistan anni prima e viveva tra le montagne vicino a Tora Bora.
Il team con l'aiuto di Rahimullah Yusufzai, un rispettato giornalista pakistano che faceva loro da guida e interprete, riuscirono a distanza di più di 17 anni a ritrovare la ragazza, ormai trentenne e con tutti i segni di guerre, invasioni e difficoltà vissute.
Il nome della ragazza era Sharbat Gula. Poco dopo il primo incontro con McCurry iniziò il Purdah, la pratica che iniziano molte donne musulmane nell'eta della pubertà e che vieta loro di farsi vedere dagli uomini.
Qualche anno dopo si sposò con Rahmat Gul (matrimonio combinato, naturalmente) da cui ha avuto tre figli, Robina, Zahida, and Alia, l'unico maschio, più una quarta figlia morta in tenera età.
Vive secondo le tradizioni indossando il burka che le copre il viso per non farsi vedere dagli altri uomini. Ha dichiarato che "E' una cosa bella da indossare, non una maledizione”.
Alcune battute dell'intervista del 2002:
D:“Ti sei mai sentita al sicuro?”
R: ”No. Ma la vita sotto i talebani era meglio. Almeno c’era la pace e l’ordine”.
D:“Avevi mai visto la fotografia di te stessa da ragazza?”
R: ”No.”
D: “Puoi scrivere il tuo nome, ma non puoi leggere. Porti con te la speranza di istruzione per i tuoi figli?”
R: ”Voglio che le mie figlie abbiano competenze, io volevo finire la scuola, ma non potevo. Mi è dispiaciuto quando ho dovuto lasciare.”
D: “Come sei sopravvissuta?”
R: “E’ stata la volontà di Dio”.
Da quest'operazione di ricerca la National Geographic produsse il documentario "Search for the Afghan Girl" andato in onda per la prima volta il 9 marzo 2003, oltre a ridedicare una prima di copertina alla donna che per 17 anni era stata ignara della fama conquistata nel mondo dalla sua immagine.
L'identità di Sharbat Gula è stata successivamente confermata anche da varie tecnologie biometriche sviluppate ed utilizzate in America dall'FBI.
La National Geographic ha successivamente istituito l'“Afghan Girls Fund”, associazione costituita con lo scopo di promuovere l'educazione delle giovani donne afghane, convertita poi nel 2008 in “Afghan Children’s Fund” inserendo anche i bambini maschi nei suoi obiettivi.
Alcune immagini di Sharbat Gula scattate nel 2002:
Altre info su:
http://photography.nationalgeographic.com/photography/photographers/afghan-girl-cover.html
http://ngm.nationalgeographic.com/2002/04/afghan-girl/mccurry-photography
http://en.wikipedia.org/wiki/Afghan_Girl_%28photo%29
http://www.9online.it/duepuntozero/2009/11/04/la-storia-di-sharbat-gula-gli-occhi-verdi-che-parlarono-al-mondo/
http://www.angioletto.net/2007/08/23/sharbat-gula-e-lei/
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