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martedì 16 febbraio 2010

Fini e internet

Copio/incollo il messaggio di stato su Facebook del sempre ottimo Pablo Moroe.

«Indubbiamente sulla Rete ci sono tanti rischi, ma ci sono tali e tante opportunità che mi spingono a farmi schierare dalla parte di quelli che associano ad internet la parola "libertà" e non dalla parte di quelli che dicono "pericolo"». - Chi l'ha detto, Bersani? No, Gianfranco Fini.

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sabato 26 dicembre 2009

La verità sull'aggressione a Berlusconi: è stato Chuck Norris

Visto che ormai son passati diversi giorni e sperando che animi e strumentalizzazioni si siano un po' placati... dai, scherziamoci anche un po' su...


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venerdì 18 settembre 2009

Ancora politica contro internet

Scampato il pericolo dell'emendamento D'Alia nel Decreto Sicurezza del ministro Alfano, un altro pericolo sembra materializzarsi per blogger e titolari di siti internet.

E' stato, infatti, presentato il 14 settembre alla Commissione Giustizia della Camera un disegno di legge firmato dai parlamentari Pecorella e Costa.


Lascio, comunque, la parola a Guido Scorza, blogger e avvocato e quindi più adatto di me ad illustrate il problema, copia/incollando un suo articolo su Punto Informatico (http://punto-informatico.it/2709918/PI/Commenti/era-una-volta-liberta-informazione-rete.aspx).


giovedì 17 settembre 2009

C'era una volta la libertà di informazione in Rete

di Guido Scorza - Una proposta di legge per sottoporre alla disciplina sulla stampa tutti i siti Internet che abbiano natura editoriale. Qualsiasi cosa ciò significhi

Roma - Il 14 settembre scorso è stato assegnato alla Commissione Giustizia della Camera un disegno di legge a firma degli Onorevoli Pecorella e Costa attraverso il quale si manifesta l'intenzione di rendere integralmente applicabile a tutti i "siti internet aventi natura editoriale" l'attuale disciplina sulla stampa.

Sono bastati 101 caratteri, spazi inclusi, all'On. Pecorella per surclassare il Ministro Alfano che, prima dell'estate, aveva inserito nel DDL intercettazioni una disposizione volta ad estendere a tutti i "siti informatici" l'obbligo di rettifica previsto nella vecchia legge sulla stampa e salire, così, sulla cima più alta dell'Olimpo dei parlamentari italiani che minacciano - per scarsa conoscenza del fenomeno o tecnofobia - la libertà di comunicazione delle informazioni ed opinioni così come sancita all'art. 11 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino e all'art. 21 della Costituzione. Con una previsione di straordinaria sintesi e, ad un tempo, destinata - se approvata - a modificare, per sempre, il livello di libertà di informazione in Rete, infatti, l'On. Pecorella intende aggiungere un comma all'art. 1 della Legge sulla stampa - la legge n. 47 dell'8 febbraio 1948, scritta dalla stessa Assemblea Costituente - attraverso il quale prevedere che l'intera disciplina sulla stampa debba trovare applicazione anche "ai siti internet aventi natura editoriale".

Si tratta di un autentico terremoto nella disciplina della materia che travolge d'un colpo questioni che impegnano da anni gli addetti ai lavori in relazione alle condizioni ed ai limiti ai quali considerare applicabile la preistorica legge sulla stampa anche alle nuove forme di diffusione delle informazioni in Rete.
Ma andiamo con ordine.


Quali sono i "siti internet aventi natura editoriale" cui l'On. Pecorella vorrebbe circoscrivere l'applicabilità della disciplina sulla stampa?
Il DDL non risponde a questa domanda, creando così una situazione di pericolosa ed inaccettabile ambiguità.
Nell'Ordinamento, d'altro canto, l'unica definizione che appare utile al fine di cercare di riempire di significato l'espressione "sito internet avente natura editoriale" è quella di cui al comma 1 dell'art. 1 della Legge n. 62 del 7 marzo 2001 - l'ultima riforma della disciplina sull'editoria - secondo la quale "Per «prodotto editoriale» (...) si intende il prodotto realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso il libro, o su supporto informatico, destinato alla pubblicazione o, comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubblico con ogni mezzo, anche elettronico, o attraverso la radiodiffusione sonora o televisiva, con esclusione dei prodotti discografici o cinematografici".
Si tratta, tuttavia, di una definizione troppo generica perché essa possa limitare effettivamente ed in modo puntuale il novero dei siti internet definibili come "aventi natura editoriale".

Tutti i siti internet attraverso i quali vengono diffuse al pubblico notizie, informazioni o opinioni, dunque, appaiono suscettibili, in caso di approvazione del DDL Pecorella-Costa, di dover soggiacere alla vecchia disciplina sulla stampa.
Ce n'è già abbastanza per pensare - ritengo a ragione - che nulla nel mondo dell'informazione in Rete, all'indomani, sarebbe uguale a prima.
Ma c'è di più.

Il DDL Pecorella Costa, infatti, si limita a stabilire con affermazione tanto lapidaria nella formulazione quanto dirompente negli effetti che "le disposizioni della presente legge (n.d.r. quella sulla stampa) si applicano altresì ai siti internet aventi natura editoriale".
La vecchia legge sulla stampa, scritta nel 1948 dall'Assemblea Costituente, naturalmente utilizza un vocabolario e categorie concettuali vecchie di 50 anni rispetto alle dinamiche dell'informazione in Rete. Quali sono dunque le conseguenze dell'equiparazione tra stampa e web che i firmatari del DDL sembrano intenzionati a sancire?

Se tale equiparazione - come suggerirebbe l'interpretazione letterale dell'articolato del DDL - significa che attraverso la nuova iniziativa legislativa si intende rendere applicabili ai siti internet tutte le disposizioni contenute nella legge sulla stampa, occorre prepararsi al peggio ovvero ad assistere ad un fenomeno di progressivo esodo di coloro che animano la blogosfera e, più in generale, l'informazione online dalla Rete.
Basta passare in rassegna le disposizioni dettate dalla vecchia legge sulla stampa per convincersene.
I gestori di tutti i siti internet dovranno, infatti, pubblicare le informazioni obbligatorie di cui all'art. 2 della Legge sulla stampa, procedere alla nomina di un direttore responsabile (giornalista) in conformità a quanto previsto all'art. 3, provvedere alla registrazione della propria "testata" nel registro sulla stampa presso il tribunale del luogo ove "è edito" il sito internet così come previsto all'art. 5, aver cura di comunicare tempestivamente (entro 15 giorni) ogni mutamento delle informazioni obbligatorie pubblicate e/o richieste in sede di registrazione (art. 6), incorrere nella "sanzione" della decadenza della registrazione qualora non si pubblichi il sito entro sei mesi dalla registrazione medesima o non lo si aggiorni per un anno (art. 7), soggiacere alle norme in tema di obbligo di rettifica così come disposto dall'art. 8 che il DDL Pecorella intende modificare negli stessi termini già previsti nel DDL Alfano e, soprattutto, farsi carico dello speciale regime di responsabilità aggravata per la diffusione di contenuti illeciti che, allo stato, riguarda solo chi fa informazione professionale.
Sono proprio le disposizioni in materia di responsabilità a costituire il cuore del DDL Pecorella e converrà, pertanto, dedicargli particolare attenzione.

Cominciamo dalla responsabilità civile.
L'art. 11 della Legge 47/1948 prevede che "Per i reati commessi col mezzo della stampa sono civilmente responsabili, in solido con gli autori del reato e fra di loro, il proprietario della pubblicazione e l'editore". Non è chiaro come il DDL Pecorella incida su tale previsione ma qualora - come appare nelle intenzioni del legislatore - con l'espressione "a mezzo della stampa", domani, si dovrà intendere "o a mezzo sito internet", ciò significherebbe che i proprietari di qualsivoglia genere di piattaforma rientrante nella definizione di "sito internet avente natura editoriale" sarebbero sempre civilmente responsabili, in solido con l'autore del contenuto pubblicato, per eventuali illeciti commessi a mezzo internet.
Fuor di giuridichese questo vuol dire aprire la porta ad azioni risarcitorie a sei zeri contro i proprietari delle grandi piattaforme di condivisione dei contenuti che si ritrovino ad ospitare informazioni o notizie "scomode" pubblicate dai propri utenti. Il titolare della piattaforma potrebbe non essere più in grado di invocare la propria neutralità rispetto al contenuto così come vorrebbe la disciplina europea, giacché la nuova legge fa discendere la sua responsabilità dalla sola proprietà della piattaforma. Si tratta di una previsione destinata inesorabilmente a cambiare per sempre il volto dell'informazione online: all'indomani dell'approvazione del DDL, infatti, aggiornare una voce su Wikipedia, postare un video servizio su un canale YouTube o pubblicare un pezzo di informazione su una piattaforma di blogging potrebbe essere molto più difficile perché, naturalmente, la propensione del proprietario della piattaforma a correre un rischio per consentire all'utente di manifestare liberamente il proprio pensiero sarà piuttosto modesta.

Non va meglio, d'altro canto, sul versante della responsabilità penale.
Blogger e gestori di siti internet, infatti, da domani, appaiono destinati ad esser chiamati a soggiacere allo speciale regime aggravato di responsabilità previsto per le ipotesi di diffamazione a mezzo stampa o radiotelevisione.
A nulla, sotto questo profilo, sembrano essere valsi gli sforzi di quanti, negli ultimi anni, hanno tentato di evidenziare come non tutti i prodotti informativi online meritino di essere equiparati a giornali o telegiornale.

Si tratta di un approccio inammissibile che non tiene in nessun conto della multiforme ed eterogenea realtà telematica e che mescola in un unico grande calderone liberticida blog, piattaforme di UGC, siti internet di dimensione amatoriale e decine di altri contenitori telematici che hanno, sin qui, rappresentato una preziosa forma di attuazione della libertà di informazione del pensiero.
Ci sarebbe molto altro da dire ma, per ora, mi sembra importante iniziare a discutere di questa nuova iniziativa legislativa per non dover, in un futuro prossimo, ritrovarci a raccontare che c'era una volta la libertà di informazione in Rete.

Guido Scorza
Presidente Istituto per le politiche dell'innovazione
www.guidoscorza.it

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giovedì 17 settembre 2009

20 milioni di euro da rubare ai poveri per dare ai ricchi

Ricordate il post di due giorni fa sulla causa contro WikiMedia Italia intentata dal politico di turno?

Beh, inizia già a partire qualche iniziativa di solidarietà e di sdegno verso questo sistema di autodifesa che adottano con prepotenza i nostri politici. Copio/incollo il post di Gioxx (http://gioxx.org/2009/09/17/come-accontentarsi-di-20-milioni):


"
Come accontentarsi di 20 milioni …

tentando di scucirli a Frieda ed a Wikimedia Italia tutta, che si trova a combattere l’ennesima presa di posizione e prepotenza gratuita da parte del politico povero di turno. La sintesi? Wikimedia Italia (Frieda in prima persona) è stata citata in giudizio a causa di due voci “scomode” pubblicate su Wikipedia, causa civile con tanto di richiesta di qualche spicciolo: 20 milioni di euro.

fcvg.it/?p=360

Motivo: presunte «affermazioni false e lesive dell’onore» contenute in una al denunciante

(Blog di Digital PR)

Tutti possiamo contribuire, sia che siate comodamente seduti in poltrona, sia “fisicamente” il prossimo 19 settembre (questo sabato) a Roma. Sarebbe bello se gli amici della capitale che leggono questo blog (e non solo questo) potessero prendere parte all’evento, descritto nella pagina ufficiale su Wikipedia stessa:

http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Bar/Discussioni/Sabato_19,_a_Roma,_abbiamo_bisogno_di_te

Con la speranza che non la spunti ancora una volta il furto (perché di furto si tratta) legalizzato.

"


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martedì 15 settembre 2009

I nostri politici nel terzo millennio

Cari politici italiani, se non vi va bene qualche cosa che è scritta su Wikipedia, basta registrarsi, entrare e cambiarla (possibilmente con documenti e citazioni alla mano). Cosa che facciamo noi wikipedisti ogni volta che troviamo errori o refusi.

Ma voi nel terzo millennio preferite proprio non entrarci...


Riferito all'articolo "Wikimedia Italia citata per 20 milioni per diffamazione" riportato qui sotto:



"

L'organizzazione deve affrontare una causa civile intentata da un deputato del PdL.

[ZEUS News - www.zeusnews.com - 15-09-2009]

--

Wikimedia Italia, l'associazione non profit che corrisponde all'americana Wikimedia Foundation, deve affrontare un'accusa di diffamazione: contro di lei Giampaolo e Antonio Angelucci (parlamentare del PdL) hanno intentato una causa civile per 20 milioni di euro.

All'origine della causa vi è la pagina dedicata ad Antonio Angelucci (ora oscurata) che, secondo l'accusa, avrebbe contenuto "affermazioni false e lesive dell'onore".

Come quasi tutti sanno, una delle caratteristiche principali di Wikipedia è che chiunque ha la possibilità di modificare gli articoli (almeno per il momento); Wikimedia Italia non ha alcun controllo sui contenuti dell'enciclopedia, né è proprietaria dei server o del dominio wikipedia.org.

È l'associazione stessa a ricordare che "Wikimedia Italia non gestisce Wikipedia" e anzi si paragona a una sorta di "associazione di amici del mueso civico": non hanno alcun diritto o dovere in più rispetto agli altri utenti che contribuiscono all'enciclopedia, la cui gestione resta invece nelle mani di Wikimedia Foundation.

Lascia anche un po' perplessi, oltre all'entità della causa (ben 20 milioni), il fatto che non sia stata avanzata una semplice richiesta di rimozione delle informazioni ritenute diffamatorie prima di adire le vie legali.

La situazione si complica anche perché il foro competente sarebbe quello di San Francisco, negli Stati Uniti, per via dell'accordo tra Wikimedia Italia e Wikimedia Foundation.

"

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mercoledì 1 luglio 2009

Condannato e colpevole, ma non ditelo a nessuno

Prima c'ha provato il senatore Gianpiero D'Alia (dell'UDC), con un emenamento (Art. 50-bis, poi art. 60) nel disegno di legge 773 (c.d. "Decreto Sicurezza"), a mettere un "bavaglio ad internet".
Poi questo emendamento è stato abrogato da un controemendamento presentato dal deputato Roberto Cassinelli (PDL), blogger oltre che politico, e quindi un po' più pratico degli strumenti di cui si stava parlando.

Quindi, lo risottolineo per tutti, dato che in rete ed in particolar modo su Facebook continuano a girare messaggi di allarme:

l'emendamento D'Alia non è più un pericolo!


Ora, però, un'altra proposta di CENSURA è nata in parlamento.

La deputata Carolina Lussana (qui la sua scheda su camera.it) della Lega Nord ha proposto un disegno di legge per cui, passato un certo lasso di tempo da un processo penale, dal web dovranno essere rimossi tutti i riferimenti a questo (compresi indicizzazione e cache dei motori di ricerca).

Secondo la Lussana, infatti, non sarebbe giusto per una persona condannata, ad esempio 10 anni prima, una volta scontata la pena, avere il proprio passato memorizzato su internet ed accessibile a tutti. Quindi queste informazioni dovranno scomparire.
Dovranno scomparire anche se vere. Essì, perché se fossero false ci penserebbe la legge attuale a tutelarli; una diffida o una citazione per calunnia ed il problema sarebbe risolto. Ma quando la notizia è vera... beh, bisogna cancellarla :/.


Ora, senza prenderci troppo in giro, anche questa mi sembra proprio una "legge ad personas". Chi più di un politico non vorrebbe cancellato il proprio passato, soprattutto per avere la possibilità di riciclarsi?

Beh, vediamo come andrà a finire...


Comunque, tante volte passasse la legge, il mio sito maury.it si trasferirà su un server estero, fuori dalla giurisdizione italiana (il mio blog lo è già) e, tante volte venissero introdotti dei filtri sui DNS, come già è accaduto per Pirate Bay, basterà utilizzare dei server DNS esteri, tipo gli ottimi OpenDNS, per poter accedere senza problemi. Al limite scomparirà il mio nome, sostituito esclusivamente dal nick.
Questo giusto per dimostrare che i nostri politici non l'hanno ancora capito, ma non è una cosa molto semplice bloccare internet. Rendergli la vita un po' complicata forse sì, ma bloccarlo (e/o censurarlo) è una cosa quasi completamente fuori dalla loro portata.


Per finire vi propongo questo video in cui l'ottimo Marco Travaglio commenta il disegno di legge punto per punto.



Alcuni link:

La proposta di legge.
Versione html:
Versione PDF:

Il testo completo dell'intervento di Marco Travaglio.

L'articolo dal blog di Antonio Di Pietro.

L'articolo dal blog di Andrea Sacchini.

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giovedì 18 giugno 2009

Due articoli sulla sicurezza e sulla difesa personale

Ad inizio anno i mass media ci hanno bombardato di servizi su alcuni spiacevoli eventi di aggressione avvenuti sul territorio nazionale.

Subito dopo sono seguite polemiche contro il sistema giudiziario e sulla mancanza di garanzie che le forze dell'ordine italiane non riescono ad assicurarci.

Fece anche molto parlare di sé la proposta della Lega Nord di legalizzare l'acquisto di eventuali bombolette spray al peperoncino da parte delle donne. Spray che potevano essere utilizzati come strumento di autodifesa.

La proposta dei leghisti, personalmente, la trovo una di quelle stupidaggini come solo un leghista sa tirar fuori. Legalizzare la vendita delle bombolette spray significherebbe, infatti, renderle disponibili non solo ad una donna che si sente a rischio ed indifesa, ma anche ad eventuali aggressori, che con una bella spruzzata sul viso della malcapitata può concendersi qualsiasi cosa senza nemmeno essere riconosciuto successivamente (gli spray al peperoncino sul volto fanno tenere gli occhi chiusi per circa una mezz'oretta).


Una cosa di cui, invece, si parla poco è della mancanza di adozione da parte dello Stato Italiano del sistema di rilevamento automatizzato della posizione di una persona bisognosa di soccorso. Sistema che la Comunità Europea ha reso obbligatorio ai propri paesi membri e di cui l'Italia ancora non si predispone. Un sistema che permetterebbe l'intervento di una pattuglia nel minor tempo possibile.


Per chi volesse approfondire gli argomenti segnalo i due post del blog del buon Alessandro Bottoni. Il primo articolo, in particolar modo, può sembrare molto duro, ma vi garantisco che contiene un'analisi molto accurata e molto obiettiva del problema e delle varie tecniche di difesa personale.





Buona lettura.

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Caso Welby: prime condanne per diffamazione

Ricorderete sicuramente il caso di Piergiorgio Welby di tre anni fa (a sinistra una sua foto prima che lo colpisse la distrofia muscolare).

Dopo che il dottor Fabio Riccio, seguendo pienamente le procedure legali (definitivamente prosciolto dal GUP di Roma, infatti), "staccò le macchine", molti urlarono allo scandalo, usando parole forti come "assassini".


Beh, sono venuto a sapere stamattina dal blog di Andrea che stanno arrivando le prime condanne per diffamazione. Per la precisione sono stati condannati in primo grado, con l'accusa di diffamazione a mezzo stampa, Maurizio Belpietro, all'epoca dei fatti direttore de Il Giornale, il giornalista della stessa testata Stefano Lorenzetto e l'associazione politico-religiosa Militia Christi. La senatrice Paola Binetti e il deputato Luca Volontè (convenuto in giudizio da Marco Pannella, Emma Bonino e Marco Cappato per altra diversa causa) sono, invece, sotto l'immunità parlamentare.


Vedremo se la stampa ne parlerà...


Fonti e approfondimenti:
L'articolo di Andrea
Articolo21.info
Lucacoscioni.it
Piergiorgio Welby su Wikipedia

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mercoledì 29 aprile 2009

L'onorabilità del Parlamento

Il 10 ottobre scorso doveva andare in onda un servizio de "Le Iene" in cui Matteo Viviani scopriva che su ben 50 parlamentari, a cui con un piccolo stratagemma era riuscito a prelevare del sudore, ben 16 avevano fatto uso di droghe; per l'esattezza 12 di cannabis e 4 di cocaina.

I risultati sarebbero stati presentati in maniera esclusivamente statistica e totalmente anonima. Gli stessi autori del programma hanno assicurato che neanche loro hanno conservato informazioni sull'identità dei parlamentari sottoposti al test.

Il gup Maria Antonietta Ciriaco ha emesso la condanna a 5 mesi e 10 giorni per l'autore e papà del programma di Italia 1, Davide Parenti, e per l'inviato Matteo Viviani. Pena che poi è stata convertita in ammenda pecunaria di € 15.192.
L'accusa è stata di Violazione della Privacy e poi la motivazione della condanna: "... conseguenza che ogni membro del Senato o della Camera dei Deputati, nonché la istituzione parlamentare, ha subito un nocumento alla sua immagine pubblica ed onorabilità".

Personalmente non sono un grande fan dei politici e non vedo come si possa ledere un'onorabilità che reputo già ai bassifondi della indecenza per ben altri motivi rispetto all'uso di droghe. Ma queste sono considerazioni assolutamente personali.

E comunque, il servizio non è mai andato in onda, bloccato poche ore prima della trasmissione dal Garante alla Privacy, il professor Pizzetti.


Questo servizio illustra bene il fatto.



Ora, dato che Le Iene avevano fatto già un servizio simile con alcuni ragazzi in discoteca (servizio andato in onda il 24 novembre 2005 ed il 5 giugno 2006) e nessuno li aveva messi sotto accusa, verrebbe veramente da chiedersi se è vero che La Legge è Uguale per Tutti.

E poi, da cittadino ed elettore che con il mio voto metto lassù in Parlamento questa gente, penso che i Parlamentari debbano rispondere a noi cittadini per tutto quello che fanno, sia nel pubblico sia nella vita privata. In fin dei conti sono strapagati anche per questo.
Mettiamo a caso un Parlamentare che si fa portabandiera della famiglia e dei suoi valori e grazie a queste posizioni viene eletto; poi viene fuori che "cornifica" il o la coniuge e se ne va a fare le sue belle serate brave in qualsiasi posto, penso che sia giusto che gli elettori lo sappiano; che la cosa non venga taciuta/censurata a nome della Privacy.

Così come pretenderei di sapere se uno di questi fa uso di droghe. Non tanto per questioni di contrarietà, senza entrare nel merito se sia giusto o no il proibizionismo; ma più che altro perché nel momento in cui ha acquistato una qualsiasi sostanza illecita, questo "signore", che poi dovrebbe votare leggi tipo le antimafia o le riforme della giustizia, va contemporaneamente a finanziare un mercato X-ardario (con X decisamente grande) in mano ad organizzazioni criminali quasi sempre di stampo mafioso, se non addirittura internazionali.
Bell'affare, vero? Questa gente deve rispondere in pubblico delle proprie azioni. Non la Privacy...
Noi italiani abbiamo il diritto di sapere bene chi sono le persone che poi andremo a votare.

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domenica 26 aprile 2009

Discutere di rete in Parlamento

Premetto che io sono un convinto sostenitore del fatto che i nostri legislatori (di entrambi gli schieramenti), più che spesso, non hanno la minima idea degli argomenti di cui stanno legiferando; comunque cercherò di rimanere imparziale e di limitarmi a raccontare i fatti nell'esposizione di questo post.


Il 23 aprile scorso si è tenuto nella Sala delle Colonne di Palazzo Marini a Roma un incontro/dibattito organizzato da AltroConsumo e moderato dal blogger e giornalista de L'Espresso Alessandro Gilioli dal titolo "Quali leggi per la rete".
L'incontro aveva l'obiettivo di chiarire bene cos'è la rete, come tutelare i diritti d'autore e esporre varie proposte per regolamentare il Web. Hanno partecipano tra gli altri i parlamentari Cassinelli, Carlucci, Melandri e proprio D'Alia, autore dell'omonimo emendamento in materia.


Guardate ora che simpatico augurio che lancia la Carlucci a Gilioli durante una discussione su cosa è internet.



Molto signorile, vero?
Vabbè, non dico altro perché avevo premesso che mi sarei limitato al fatto.


Se volete saperne di più, vi propongo i seguenti link.


Il post dal blog di Gilioli:

Il post dal blog del mio amico Andrea:

Il post dal blog del mio amico Domenico:


E altre chicche:

La Carlucci si arrabbia con Le Iene:

e poi cerca di rimediare:

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giovedì 23 aprile 2009

Gomez. No, inizia per "C". Comez.




Il video è datato 2006...

Ma c'è anche un secondo round del 2008.

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lunedì 31 marzo 2008

Cosa penso del non voto

Visto che la scritta "Io non voto" compare sempre maggiormente, sia nella vita reale sia nel web, vorrei dire qualcosa in proposito. (Anzi, l'ho già detta, dato che questo post proviene direttamente da un commento che ho lasciato nel blog del mio amico Andrea.)


Penso che il voto sia libero in tutte le sue forme e ognuno abbia il sacrosanto diritto, se vuole, di mantenerlo segreto.

Dico solo la mia.
Ritengo che rinunciare al voto sia un gran bel peccato. Spesso sono tentato anch'io, ma non nascondo che non mi sentirei tranquillo... soprattutto se l'Italia andasse poi in mano al "più peggio".

Io la vedo molto similmente a Marco Travaglio, così come ha scritto in una lettera indirizzata ad Antonio Di Pietro.

http://www.antoniodipietro.com/2008/03/dichiarazioni_di_voto_marco_tr.html

Cito qui le sue parole:
"penso che l’astensione – da cui sono stato a lungo tentato – finisca col fare il gioco della casta, anzi della cosca. Il non voto, anche se massiccio, non viene tenuto in minimo conto dalla partitocrazia: anche se gli elettori fossero tre in tutto, i partiti se li spartirebbero in percentuale per stabilire vincitori e vinti. E infischiandosene degli assenti, che alla fine hanno sempre torto. Dunque penso che si debba essere realisti, votando non il «meno peggio», ma ciò che si sente meno lontano dai propri desideri."

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Voi siete qui...

Se alle prossime elezioni di aprile non sapete per chi votare, siete indecisi e/o non avete nessuna voglia di dare un'occhiata ai programmi dei tanti partiti in gioco, potete sfruttare il sito voisietequi.it.

In circa dieci minuti potrete rispondere ad un questionario in maniera del tutto anonima e senza finalità statistiche sui temi politici maggiormente discussi in questi anni; il sito alla fine farà un raffronto tra le vostre risposte ed i vari programmi e vi indicherà i partiti che si avvicinano di più alle vostre idee. Nel grafico finale i simboli più vicini al vostro nome saranno le liste con il programma più in linea con il vostro pensiero, mentre man mano che ci si allontana avrete i partiti con il programma che discorderà maggiormente da voi.

Naturalmente il questionario si basa su linee guida molto generali dei vari programmi, ma risottolineando che è completamente anonimo e senza finalità statistiche, vi invito a provarlo.

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martedì 27 marzo 2007

Legge 347/97 (contro le mine anti-uomo e le bombe a grappolo)

Ho letto questo post nel blog di Beppe Grillo (http://www.beppegrillo.it/
2007/03/il_pil_delle
_bombe_a_grappolo.html) e mi sono fiondato a firmare la petizione.

Questa legge metterebbe al bando in Italia le mine antiuomo, estendendo il divieto anche alle bombe a grappolo.

Speriamo che succeda qualcosa in proposito lì dove si rinchiudono i nostri politici e speriamo che succeda anche in fretta...

Non linko direttamente la petizione, ma vi invito prima a leggere il post di Grillo: "Il Pil delle bombe a grappolo". Lì poi trovate tutto.

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venerdì 5 gennaio 2007

Free-software nel mio comune

Ho scritto un documento presentato poi al sindaco del mio comune in cui noi di OpenInformatix chiediamo l'impegno del nostro municipio nell'adottare software libero.

Il passaggio, oltre ad un risparmio sulle licenze di utilizzo di diversi software, darà anche maggior sicurezza e soprattutto maggior fruibilità dei servizi offerti dal municipio.

Potete trovarne l'annuncio direttamente da questo post nel sito di OI, oppure scaricare direttamente il documento da quest'URL:

http://www.maury.it/informatica/openinformatix/2007/20070102_os_in_comune.pdf

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Viva la raccolta differenziata

Ho postato un articoletto su Lettera 32 in cui racconto un aneddoto che mi è capitato il 31 dicembre portando l'olio da cucina usato nell'apposito contenitore per la raccolta differenziata.

Naturalmente troverete solo il racconto, senza considerazioni particolari. Questo perché cerchiamo di far in modo che a commentare su Lettera 32 siano i cittadini. Noi ci limitiamo solo a dare degli argomenti.

L'articoletto lo trovate qui.

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lunedì 31 luglio 2006

Ancora sull'indulto...

Antonio Di Pietro ha fatto benissimo a pubblicare sul suo blog il voto dei deputati. Gli elettori devono sapere il modo di pensare e di agire delle persone che hanno votato.

Ho espresso personalmente la mia solidarietà verso l'azione di Di Pietro con un commento sul suo blog.

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mercoledì 5 aprile 2006

Tanti co|glio|ni

Questa la segnalo perché è carina.

http://www.giovy.it/2006/04/05/coglioni/

Bravo Giovy. Degna quasi di Stefano Benni...

Poi l'immagine finale rappresenta molto bene. Mi sembra di vederla la camera con al centro il Pres/del/Cons che fa uno dei suoi discorsi/sproloqui...

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martedì 4 aprile 2006

Linguaggio da camionisti e linguaggio da psiconani

Il Corriere della Sera riporta la dichiarazione di Berlusc......ni: Non credo che ci siano tanti coglioni che li votano, riferendosi a chi voterà la coalizione dell'Unione. Ho messo a disposizione, prima che scompaia dalla circolazione, il video qui nel mio sito (550 KB) (codifica video in Mpeg4).

Secondo me siamo sull'orlo della schizzofrenia. Un politico del genere che sventola in continuazione di essere il Presidente del Consiglio si abbassa al linguaggio scurrile...
Io non gli darei nemmeno la tessera della confindustria ad un tizio del genere.

Ieri al confronto diretto con Prodi ha buttato giù solo alla fine la storia dell'ICI. Perché? Forse paura che Prodi gli chiedesse dove recuperare quei soldi nelle casse comunali? Così come non ha risposto dei 35 miliardi di euro della sua politica fiscale. "Se ha tempo glielo spiego dopo" ha risposto.

A me sembra palese che il caimano di razza nana abbia una paura incredibile dei faccia a faccia. In molti ricordano le "mazzulate" che ci prese da Giovanna Melandri qualche decennio fa... Non si presentò in TV per un confronto diretto per anni.

Non so se rivincerà le elezioni. Può darsi. La reputo una cosa possibile. Facessero gli elettori, se lo vogliono, la democrazia lo prevede.
Con tre TV (ottenute come non si sa) al proprio servizio qualsiasi pinco pallino può raggiungere la popolarità e promettere tutte le stupidaggini che gli vengono in mente.

Io so solo che lo reputo e lo reputerò un grandissimo incompetente. Incompetente come politico. Incompetente come diplomatico. Incompetente come amministratore. Incompetente come industriale, dato che non è assolutamente vero che si sia fatto da solo. Incompetente come rappresentante di un popolo, dato che parla con un linguaggio non assolutamente idoneo ad un rappresentate, giustificandosi poi con il termine "ironia". Non sa un minimo di inglese: la sua performance con Bush rasentava, anzi superava, il ridicolo. La sua conoscenza dell'informatica è molto lamer, data la storia dell'Adobe piratato venuta fuori un po' di tempo fa riguardante il sito del suo partito.
È la persona sbagliata in tutti i posti sbagliati. Braccia rubate all'agricoltura. Un popolo sveglio l'avrebbe già rimesso al posto suo (al momento mi viene in mente solo "dietro le sbarre").

E non uso termini tipo "coglione" e parenti per rimanere nel legale e perché in confronto a lui ho un minimo di signorilità che mi contraddistingue.

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mercoledì 15 marzo 2006

Comicità in parlamento EU


Se vi chiedete per cosa si stanno sbellicando i parlamentari europei la risposta sta arrivando...

Ricordate la "battuta del Kapò" fatta da Silviuccio a Schulz? Arrivò in tv solo qualche frase di tutto lo scontro. Ebbene è in linea il filmato intero, montato da Deaglio (preso dal film documentario "C'era una volta Silvio). Io l'ho già visto allo spettacolo di Beppe Grillo a Roseto degli Abruzzi il 10 marzo. Da non crederci... Prima che scompaia dalla rete, l'ho messo sul server del mio sito. Lo potete trovate qui (41,6 MB) (codifica video in Mpeg4).

Di particolare interesse anche osservare le reazioni di Fini...

Se provate un po' di vergogna ad essere italiani, non disperate... Speriamo che il 9 e 10 aprile si risolva tutto.

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