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mercoledì 22 novembre 2006

Bambini e karate

Oggi mi sono tolto una gran bella soddisfazione; di quelle che non provavo da diverso tempo, forse da quando facevo il capo-scout.

Come molti sapranno insegno karate a Notaresco, un paesino vicino al mio, e dalla settimana scorsa tengo le ore di attività motoria a tutte le classi della scuola elementare di Notaresco capoluogo (sono 224 bambini), proponendo proprio l'attività che faccio fare agli allievi più piccoli in palestra.
Sto vedendo che c'è tantissimo entusiasmo, sia da parte dei bimbi, sia da parte delle maestre, ma la cosa più gratificante l'ho vissuta oggi:

Mercoledì della settimana scorsa stavo facendo lezione ad una quinta. In genere i bambini di quinta hanno già delle buone capacità motorie e coordinative e quindi vado molto più tranquillo sugli esercizi che propongo (sempre basati sul gioco, naturalmente). Stavo facendo fare la capovolta frontale, la comune capriola, quando sul materassino si prepara Giulia, una bambina calma e tranquilla, ma con lo sguardo veramente sveglio ed intelligente. Per lei la capovolta era tabù, non l'aveva mai fatta prima. Le spiego quindi passo passo le posizioni da prendere nei passaggi propedeutici per impararla. Nella terza fase, quando si assume la posizione con le mani ben piantate vicino ai piedi e la testa poggiata in mezzo, noto che le tremano le braccia; segno evidente che era a dir poco terrorizzata. Allora la faccio rialzare e le dico che se vuole possiamo aspettare un attimo e far andare avanti i compagni, poi quando si è tranquillizzata riproviamo piano piano. Lei, probabilmente presa dall'orgoglio, dato che aveva addosso gli sguardi dei compagni, insiste nel riprovare subito. Rifacciamo i vari passaggi e io, accompagnando tutto con una descrizione a voce, poiché penso sia importante far sapere al bambino cosa sta per succedere, l'aiuto con le braccia a fare questa capriola. Dopo di che proseguo con la lezione.

Sono stato qualche giorno, poi, a chiedermi se avessi agito bene. Quelle braccine tremolanti erano un evidente segno che forse valeva la pena fermarsi un attimo. Inoltre, quando si ha a che fare con i bambini piccoli, diciamo fino a 10 e 11 anni, è sempre meglio stare molto attenti a quel che si fa, dato che qualsiasi spavento, anche quelli che sembrano i più banali, possono rivelarsi dei veri e propri traumi per gli anni successivi dell'adolescenza.

Oggi, invece, colpo di scena. Durante il quarto d'ora della ricreazione, giravo per i corridoi per fare due passi e mi viene incontro proprio Giulia, piena di entusiasmo, a chiedermi se oggi avremmo fatto lezione e che cosa gli avrei fatto fare. Prima di iniziare la lezione, poi, mi ha chiesto se facevo lezione anche nei pomeriggi perché lei avrebbe voluto fare karate proprio come sport.

A parte il fatto che probabilmente mi sono guadagnato una nuova allieva, naturalmente mi sono immediatamente affezionato alla ragazzina. E in più, dato l'entusiasmo riscontrato, ho avuto una bella dimostrazione che con ogni probabilità sto lavorando proprio benino e nel verso giusto.


Beh, perché racconto questo nel mio blog? Semplice: perché il blog (abbreviazione di web-log) nasce come diario in rete e certe cose direi che non ci stonino affatto .

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2 Commenti:

Alle 22 novembre, 2006 19:31 , Blogger Andrea Sacchini ha detto...

> "Beh, perché racconto questo nel mio blog? Semplice: perché il blog nasce come diario in rete e certe cose direi che non ci stonino affatto."

Esatto, pienamente d'accordo. La vicenda che hai raccontato mi ha fatto venire in mente un episodio simile (anche se in ambito diverso) capitato qualche tempo fa a mia figlia Michela (la più "grande", 10 anni).

Te (ve) lo racconto.

Da circa un anno e mezzo Michela prende lezioni private di pianoforte in una scuola di musica qui vicino a casa. Ora, non dico questo per autocompiacimento (beh, in realtà un pò sì, ma solo un pochino ^_^), ma, come dice anche il maestro che la segue, è molto dotata musicalmente (capirete, col padre musicista...) e molto portata, tanto che stiamo valutando l'ipotesi di iscriverla al conservatorio.

Come capita in tutte le scuole di musica, a fine anno si tiene il saggio finale, in cui gli allievi danno prova di quello che hanno imparato durante il corso. Michela aveva preparato un pezzo piuttosto difficilotto ma che aveva imparato alla perfezione, lo sapeva praticamente a memoria.

La sera del saggio è successo il piccolo dramma. E' salita sul palco del teatro all'aperto dove si svolgeva la manifestazione, si è seduta al pianoforte ed è partita. A un certo punto ha sbagliato una nota e si è bloccata. Ha tentato di ripartire ma niente da fare, la tensione e l'emozione di trovarsi di fronte a un pubblico per la prima volta l'aveva completamente bloccata. Ha cominciato a piangere ed è scesa giù dal palco correndo verso di noi, nonostante gli applausi di incoraggiamento del pubblico, che aveva capito la situazione.

Poi la serata è continuata e a un certo punto il suo professore di pianoforte si è avvicinato e ha detto: "io lo so che tu quel pezzo lo conosci alla perfezione. Mi farebbe piacere che tu tornassi sul palco e lo rifacessi. Ma non ti voglio obbligare; solo se te la senti. Io sono laggiù, se decidi di riprovare basta che me lo dici e io salgo sul palco con te e lo facciamo insieme".

Mia figlia ci ha pensato un pò, poi mi ha detto: "Papà ci voglio riprovare".

E' andata dal professore a dirgli che desiderava riprovare. Sono saliti insieme sul palco, lui le si è seduto vicino e il pezzo è venuto alla perfezione, tra l'ovazione del pubblico.

Alla fine della serata il professore si è avvicinato a noi e ha detto: "Se stasera Michela non fosse tornata su quel palco non so se lo avrebbe più fatto in futuro".

 
Alle 24 novembre, 2006 14:05 , Anonymous Anonimo ha detto...

Queste si che sono le vere soddisfazioni della vita.. complimenti maury!!

 

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